Monti di Villa: Gita a Laghetti senza laghetti

Ci sono giornate di sole dove non si scappa: mi tocca scarpinare. Poi ci sono giornate di nuvole dove mi si accende una speranza, ma anche per oggi ci si riposa domani. La mamma sta pensando a una nuova meta, facciamo colazione leggendo uno dei suoi libricini sulla montagna, guardiamo insieme alcune foto e una bella mappina. Ci sono tutte le premesse per perdersi, lo leggo dall'espressione del suo viso: un gigante punto di domanda.
Si parte comunque, passiamo per la diga di Villa, vorrei fermarmi al parchetto, mi viene promesso per il ritorno. Saliamo fino a Canete e parcheggiamo la macchina.  "Destinazione?", chiedo alla mia mamma. "Laghetti". Sono felice, non vedo l'ora di arrivare e mettere i piedini nell'acqua.
Saliamo una prima scalinata fatta di grandi pietre. Ci sono coccinelle ovunque e quindi salgo piano piano facendo ben attenzione a non schiacciarle. Ogni tanto incrociamo una strada, ma noi - dice la mamma- preferiamo il sentiero. Mi fido e vado avanti.
Arriviamo a un primo paesino, c'è una grande fontana e un prato dove mi piacerebbe fermarmi a giocare. Ma è ancora troppo presto. Prendiamo il sentiero di sinistra e cerco di pensare al laghetto e al pic-nic che ci aspetta.
Entriamo in un bosco. Mi chiedo se anche qui vivano le fatine dispettose. Non sembra, dunque mi prendo tutto il tempo per raccogliere qualche rametto di pino e dei bei legnetti rotondi, li metto nello zaino: non si sa mai. Improvvisamente la vista si apre, sbuchiamo in un grande prato scosceso, qualche fragola e un pezzetto di cioccolata per fare il pieno di energia. Case e casette sparse e una bella vista, arriviamo a una panchina, perfetta per mangiare un panino.
A pancia piena riprendiamo il sentiero, pochi minuti e arriviamo alla meta! Sono felice, mi tolgo gli scarponcini, corro a piedi nudi, vedo un laghetto da lontano, finalmente si gioca! Ma qualcosa di bizzarro accade sotto i nostri occhi e arrivati alla pozza non c'è più neppure una goccia d'acqua!
Grande delusione, mi metto a piagnucolare, e ora che si fa?
Riprendiamo il cammino e la mamma mi promette che incontreremo tanti piccoli paesini. Non vedo l'ora. Il sentiero è pianeggiante, ogni tanto si sdoppia, trovo due bastoncini e vado come una scheggia! Boschi e boschetti si alternano a prati e casette. Troviamo anche dei bei sassi, sono felice: posso arrampicare. Vorrei rimanere qui per sempre, ma dobbiamo proseguire.
Da Cantone ci infiliamo in un bosco e scendiamo rapidamente. Il mio compito è trovare quelle tracce bianche e rosse che indicano il percorso, ma questa volta non ne vedo. Andiamo su e giù, è divertentissimo arrampicarsi tra le radici senza meta. La mamma invece sembra non si stia divertendo affatto, dice poche parole e fischietta: pessimo segno, ci siamo smarrite! Tuttavia, nonostante i miei 4 anni e mezzo, ho la quasi certezza che sia impossibile riuscire a perdersi davvero da queste parti, perciò mi metto a cantare senza badare alla mamma, certa che ne usciremo.
Alla fine risaliamo lungo un pendio, come se di dislivello per oggi non ne avessimo fatto abbastanza, ma almeno ritroviamo la strada. Consiglio alla mamma di proseguire da lì e rinunciare al sentiero, almeno per ora. A questo punto è tutto in discesa e un monte dietro l'altro ci ritroviamo a Canete.
Direi che una sosta ai parchetti della diga me la sia proprio meritata.
Percorso: Canete (720m) - Scalotta- Tabiadascio (1190m) - Laghetti - Foppate (1387m)- Gualdo - Era - Cantone (1304m) - Malgrate- Canete

Salutando Tabiadascio

Era e finalmente un po' di sole
Monti e Ponti





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