Tombal e Plan Vest, riportando tutto a casa

Zainetto pronto: torcia rossa nel caso finissimo in qualche grotta, borraccia d'acqua con cannuccia , fazzoletti, cioccolata, guanti da giardinaggio e uno specchio con i trucchi. Direi che non mi manca nulla; tutto il resto lo può portare la mia mamma che ha uno zaino bello grande.
Lasciamo la macchina a Soglio e ci addentriamo nel paesino.
Vorrei fermarmi  a giocare alla fontana, ma la mamma dice che dobbiamo andare. Sembra sempre abbia una gran fretta mentre io vorrei raccogliere i fiori, osservare  le formiche e parlare con un'oca che riposa in giardino. Ma preferisco non oppormi, ho tutto il giorno per farla arrabbiare.
Dopo un primo pezzo incorniciato da enormi cespugli di fiori bianchi, si incrocia per pochi metri la strada e poi ci si addentra nel bosco. Il sentierino è molto bello, un po' sotto le piante, un po' sotto il sole, gradinate ampie e regolari che si alternano a stretti passaggi, così stretti che ogni tanto dobbiamo metterci in fila indiana. Ci alziamo poco a poco, trovo dei bastoni lunghi e fingo di usare le bacchettine, come fa sempre la mia nonna.
Finalmente un tratto un po' fangoso: non vedevo l'ora di testare i miei scarponcini nuovi! Funzionano: posso saltare nelle pozzanghere, correre in zone melmose, attraversare ruscelli e i miei piedini rimangono belli asciutti! Ora non mi fermerà più nessuno. O quasi. Lo stomaco brontola, inizio ad avere un po' di fame, manca pochissimo, intravedo una grande stalla: siamo a Tombal.
Tombal è un grande prato, un po' su e giù, con qualche stalla, parecchie pecorelle, moltissime caprette e una vista sul mondo che lascia la mamma senza parole. E per togliere la parola alla mia mamma, deve trattatarsi proprio di qualcosa di davvero speciale. In fondo si scorge anche un laghetto, quello artificiale di Villa. Ha un colore bizzarro da quassù! Mangio un panino, faccio un balletto, saluto un agnellino e ci incamminiamo verso il sentiero che conduce a Plan Vest.
Rimaniamo sotto le piante, scalini e scalette, grandi radici, pigne, sassi bianchissimi , qualche lucertola che al nostro passaggio si nasconde. Gli scarponcini sono bellissimi ma sui talloni mi spuntano due piccole vesciche. La mamma mi rincuora dicendo che è tutto nella norma, che quando saremo arrivate potremmo correre a piedi nudi e che in discesa non sentirò più male. Tendenzialmente mi fido della mia mamma, ma quando andiamo in montagna ho spesso la sensazione che non me la racconti sempre giusta. Comunque non ho altra scelta che sperare sia così e non appena arriviamo a Plan Vest rimango scalza e mi sento felice.
Dopo una scorpacciata di fragole posso andare in perlustrazione, studiare tutti i grandi sassi sparsi ovunque per questo immenso prato. Le casette fanno da sfondo, trovo una sedia di ferro che si affaccia sul badile. Da lontano mi sembrava un'astronave, ciascuno ha la sua astronave. Ma questa è un'altra storia.
Siamo solo io e la mia mamma, fa molto caldo, sembra piena estate e invece è da poco iniziata la primavera. Ho voglia di cantare, danzare, correre e scalare. Quindi canto, danzo, corro e mi arrampico sui sassi.
La discesa dura un minuto, ci fermiamo alla fontana di Tombal per riempire le borracce, altri due saltelli e siamo quasi a Soglio. Chiedo alla mia mamma perchè quando mi hanno costruita non mi hanno dotata di qualche potere magico: avrei fatto comparire un lupacchiotto. Vediamo sempre tanti animali, ma non ho ancora mai incontrato il mio preferito: il lupo.
Siamo quasi alla macchina, mancano pochi metri e optiamo per una piccola scorciatoia: finiamo in mezzo ai rovi, ma si punge solo la mia mamma. Forse sarebbe stato meglio rimanere sul sentiero, ma a  noi piace ogni tanto metterci nei pasticci.
Siamo arrivate. Risate, giochi, corse, panorami, e ancora risate: riportando tutto a casa.
Percorso: Soglio 1097 - Tombal 1545- Plan Vest 1821

Mai senza borraccia!

Arrivando a Tombal


In direzione Plan Vest

A ciascuno la propria astronave 






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