Notte al Bivacco Val Capra: la mia gita con il nonno!

Ci sono giorni che aspetti tutto l'anno. Sono pochi, ma sono quelli più belli: Natale, il mio compleanno e la gita in montagna con il nonno. La stiamo pianificando da mesi: si andrà a Lago, si dormirà in tenda e saremo solo io e lui.
Il gran giorno finalmente è arrivato! Sono preparatissima, ho scritto una lista di cose da portare, suddivisa in tre colonne: oggetti indispensabili (binocolo e pila), utili (il mio passaporto della montagna e dei colori) e inutili (così inutili che non riporto neppure). All'ultimo però cambiamo i piani originari: niente tenda, si dorme in un bivacco perché troppi temporali nell'ultimo periodo. Quindi nuova meta: Val Capra. Infine non saremo solo io e il nonno, ma ci toccherà portare pure la mamma. Poco male, so già che sarà bellissimo comunque.
Partenza nel primo pomeriggio da Olmo, un piccolo paesino della Valle Spluga che si raggiunge dopo 15 tornanti in macchina (per fortuna guida il nonno). Parcheggiamo alla chiesa e si parte.
Il primo pezzo è abbastanza in salita, fino ad arrivare a un nucleo di baite piuttosto deserto, Zecca. Nonostante il brutto nome, sembra un bel posticino. Poi inizia il tratto nel bosco, spesso pianeggiante e costellato da tantissime fontane. Ad ogni fontana ne approfitto per bere, anche se la mamma mi sgrida perché  se esagero mi viene mal di pancia e non cammino più. Forse ha ragione, ma quando vedo dell'acqua fresca non resisto. La parte più divertente è attraversare alcuni tratti di sentiero dove passano dei ruscelletti. In realtà in genere non se ne trovano, ma nei giorni scorsi ha piovuto talmente tanto che ora c'è acqua ovunque. Mentre saltello da un sasso all'altro, scoviamo anche qualche fragolina e una manciatina di lamponi. Giungiamo quindi alla fontana numero 7, l'ultima della serie, e attraversiamo un bel ponticello. Si torna a salire in maniera più decisa, prima però raccolgo qualche mirtillo. E' ufficiale: questo sentiero mi piace tantissimo, lo chiamerò "il sentierino dei frutti di bosco". Si prosegue fra le piante su un bel tappeto verde, si oltrepassa di nuovo un piccolo ponte in legno e si continua a salire dolcemente (ma neppure troppo) verso Lendine.
Abbiamo atteso così tanto questa gita, che è stata pianificata nei minimi dettagli. La mamma si è pure informata e ha saputo che al bivacco dove passeremo la notte è da un paio di mesi che non funziona l'impianto della corrente elettrica. Poco ci importa, abbiamo con noi delle pilette che ci faranno luce. E poi c'è la luna piena. Peccato però che si sia scordata di specificare al nonno che i fornelli sono a induzione e che quindi il kg di pasta al sugo che ci stiamo portando non potrà mai essere cucinato. Le viene in mente solo poco prima di giungere a Lendine. Sul viso del nonno compare la disperazione: cosa mangeremo? Con noi solo un piccolo salame, qualche cracker, una tavoletta di cioccolato e una bottiglia di vino. Accipicchia, questa volta siamo davvero nei pasticci. Ma il nonno trova una signora gentilissima che ha 40 mucche e che produce un sacco di formaggio, ne compriamo in gran quantità e si riparte, sempre con la speranza che magari spunti un fornellino dal cilindro. Attraversiamo il pascolo e non posso non fermarmi a guardare una mucca che fa la pipì più lunga della storia! Verrà battuta solo da me, ma il mattino dopo.
Dobbiamo anche modificare un po' il tragitto. Il sentiero che sale sulla destra, e che conosce la mia mamma, è fuori uso. La grande pioggia della sera prima si è portata via un pezzo di sentiero e non si riesce ad attraversare la valle. Imbocchiamo allora quello un po' meno battuto, ma che fortunatamente è stato di recente ben segnato. In alto e in contro luce vedo sventolare una bandiera: ecco la nostra meta. Solo una piccola viperella infreddolita mi fa desistere per un attimo, ma -grazie al nonno che mi abbraccia- ritrovo il coraggio e riprendo il passo. La mamma un tempo mi disse che di brutti serpentelli se ne incontrano al massimo uno a stagione. Beata lei che ci vede poco e non si accorge mai di nulla! Io quest'estate ne ho già incontrati talmente tanti che ho perfino perso il conto.
Ultima gandina e un traversino in cui devo stare ben attenta a dove metto i piedini, qualche tratto pieno d'acqua e arriviamo al bivacco. Non ho parole dalla gioia: si tratta di una casina piccola piccola e molto carina, tutta per noi! Si può fare la pipì nel prato, c'è una fontana con acqua ghiacciata, due bandiere che sventolano e una vista mozzafiato. Apriamo la porta bianca e rossa e compaiono due minuscole stanzette interamente in legno, un tavolo, il libro delle presenze e il letto a castello più bello che abbia  mai visto. Sembra la casa delle bambole ma ci puoi stare dentro: occupiamo i 3 lettini del piano di sopra così dormiremo tutti e 3 vicini. Mi metto subito in ciabatte e  a sgranocchiare quel che c'è. Poi gioco a carte con la mamma, che ha bevuto troppo vino e che quindi riesco a battere senza alcuna fatica. Di tanto in tanto guardiamo fuori aspettando che spuntino le prime stelle. Il nonno ha portato per me un bellissimo libro, che spiega per ciascuna costellazione l'origine del suo mito. Alcune storie, come quella dell'orsa maggiore, sono però davvero troppo tristi. Fuori è freddo, mentre dentro -vestiti e sotto le coperte- si sta da re. Prima di addormentarci giochiamo alle ombre cinesi. Poi usciamo per l'ultima volta. La luna non si vede, è nascosta da una gigantesca nuvola, ma riesce comunque ad illuminare il cielo. Stelle poche, ma quelle che ci sono brillano forte. Ora possiamo andare a nanna e in un battibaleno crollo in un sonno profondo.
La mattina vorrei stare ancora un po' nel letto, ma la mia mamma ha già previsto per me di nuovo della salita. Borbottando mangio qualche biscotto e si riparte. Mi assicurano che si camminerà poco, me lo auguro: ho solo 6 anni e mezzo e gambine troppo corte per rimettermi di nuovo in pista. Da lontano sentiamo delle caprette che però incontreremo solo al ritorno. Al passo di Lendine scattiamo qualche foto e ammiriamo il panorama. "Non ditemi che siamo in svizzera", chiedo allarmata. In effetti siamo sul confine. Questa cosa che ti ritrovi sempre fuori dall'Italia senza neppure accorgertene non mi va proprio giù. La mamma vorrebbe scoppiare a ridere, ma cerca di mantenersi seria e di rassicurarmi dicendo che i confini esistono per essere valicati. Per sì e per no propongo di scendere al laghetto di Caprara, assicurandomi  che almeno lì sia di nuovo Italia. Questo lago è piuttosto grande e profondo. Io e il nonno ci sfidiamo a chi lancia i sassolini più lontano; vorrei rimanere qui per tutto il giorno, ci tocca scendere però, abbiamo finito tutte le scorte. Due aquile dalle ali enormi ci volano sopra la testa. Intanto marmotte fischiano ovunque, si sono appena svegliate pure loro, ma non si fanno vedere. Il nonno è bravissimo a imitare il loro fischio! Io soffio, con le dita e senza, ci provo e ci riprovo, ma nulla. Imparerò.
Il pezzo di discesa che va dal Bivacco a Lendine è un po' ripido e vado piano piano; forse l'altro sentiero sarebbe stato più semplice ma non si può ancora passare. A Lendine un'altra gentilissima signora offre il caffè alla mamma e al nonno, qualche chiacchiera e si è fatta l'ora di tornare a casa. Peccato, proprio adesso che  si sentono profumi buonissimi: piotte fumanti con sopra già carne e patate, pentoloni di polenta. Per consolare il palato compriamo ancora un po' di formaggio da portare al mio papà.
Dormire in un bivacco è molto più avventuroso che stare in un rifugio! Menomale che c'era il nonno, così non ho neppure (quasi) mai avuto paura. Ora ho un anno interno per pensare alla nostra prossima gita. Cose utili: un bel fornellino!

Ruscelli e ponticelli lungo il sentiero dei frutti di Bosco


Mai paura, sempre attenzione: ultimi passi verso il Bivacco

Arrivati! Ed ecco la nostra piccola casina per la notte

I risvegli quelli belli :-)


Passo di Lendine, in bilico sul confine Italo -Svizzero

Laghetto Caprara, che spettacolo!

Lendine e le mucche piscione :-)


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